Ascoli Piceno, 11 novembre 2020

Comunicato stampa  n.24

 

Le Marche, e con essa la provincia di Ascoli Piceno, sono rimaste anche con l’ultimo decreto nella zona gialla, a differenza delle cinque regioni che sono passate dal giallo all’arancione. Di questo le autorità di governo della regione Marche nelle affermazioni sulla stampa del suo presidente Acquaroli sono fiere.

Le limitazioni come sappiamo sono quelle minime previste, chiusura di bar e ristoranti alle 18, coprifuoco dalle 22 alle 5 del mattino, insegnamento a distanza per le superiori, chiusura di musei, mostre ecc. ne risultano difficoltà e sofferenze per diversi motivi ad imprenditori e lavoratori della ristorazione ad artisti ed insegnanti; ma a guardare quello che accade in città almeno fino alle 18, sembra che tutto scorra tranquillo, molta gente in giro, più o meno accalcata, sovente senza mascherina, molti cantieri aperti, quindi per fortuna si lavora, una realtà apparentemente normale, ma è questa la verità della situazione?

Leggendo i giornali e i dati della regione riferiti a contagi ricoveri ecc. e più ancora ascoltando gli addetti alla sanità, il quadro che emerge è tutt’altro che rassicurante. Dai dati sulla stampa di oggi (11 nov.) si vede che i contagiati nel Piceno sono 2.456 di cui 228 i sintomatici, 90 ricoverati di cui 39 ad Ascoli e 51 presso l’ospedale di S. Benedetto. Dalla protezione civile si apprende che i positivi della giornata di ieri nelle Marche, sono stati 141 ad Ascoli, segue Macerata con 134 ed Ancona 102, siamo balzati al primo posto.

Un quadro molto più grave di quello della prima ondata, per esempio guardando indietro, il GORES del 05/04/2020 indica per la nostra provincia 72 soggetti sintomatici, 216 asintomatici, e se ascoltiamo direttamente medici ed infermieri del ns nosocomio, la questione si fa ancora più cupa.

Pazienti parcheggiati anche se per poco nelle auto ed ambulanze fuori da PS, OBI e MURG piene di pazienti COVID in attesa di trasferimenti sempre più problematici, il reparto di Malattie Infettive – Pneumo, collocato nella palazzina del Trasfusionale è al completo, ci sono pazienti intubati, “provvisoriamente” sistemati in sala operatoria.

Insomma la struttura è al collasso, gli operatori sono al limite, già storicamente sotto organico, rischiano contagi che ne assottigliano ancora di più il numero, turni massacranti con richiesta di turni aggiuntivi di 4 ore oltre il proprio turno.

C’è qualcosa che non torna in tutto questo, oggettivamente siamo in una condizione peggiore che nella primavera scorsa, avevamo il lockdown è vero, ma pochi malati e vittime. Il nostro risultato positivo di allora dal punto di vista del risultato sanitario fu dovuto a diversi fattori che analizzammo in un articolo del 10/5/20, cioè l’atteggiamento della cittadinanza, l’adesione alle rigide regole del coprifuoco, giornalmente richiamate, ricorderete, dal sindaco Fioravanti, fondamentale fu però la possibilità di gestire i pazienti della provincia su due ospedali, uno Covid il Madonna del Soccorso ed il Mazzoni tenuto pulito per continuare in sicurezza sia per i pazienti che per gli operatori l’attività medica e chirurgica ordinaria.

Di tutto questo attualmente non c’è traccia, il piano pandemico dell’area vasta non viene attuato, si cerca di aumentare i posti letto Covid in ambo gli ospedali, anche ricorrendo a tensostrutture, ma non riuscendo a creare percorsi differenziati si lascia una promiscuità che può essere solo foriera di nuovi contagi con il rischio di chiusura di reparti ordinari. Non si capisce perché non si segua una strada già sperimentata e che ha dato ottimi risultati. Non si capisce se questa è una scelta politica o tecnico-amministrativa. Non si capisce inoltre il silenzio dei sindaci delle due città, non hanno nulla da dire rispetto a questa situazione, sono d’accordo con queste “non” scelte che rischiano di precipitarci in situazioni sempre più gravi?

O addirittura c’è qualche gioco delle parti fra due sindaci che appartengono allo stesso schieramento che non mira a risolvere i problemi di una cittadinanza che è unica di fronte ad una pandemia, e che cercano solo a non farsi male politicamente.

Questi tempi difficili non ammettono miopi campanilismi o giochi da bambini. Occorre invece senso di responsabilità nei confronti dei cittadini e farsi carico delle sorti di questo territorio almeno esprimendo il proprio punto di vista e non nascondendosi. E lo chiediamo a tutti coloro che oggi rivestono ruoli di governo: sindaci, consiglieri ed assessori regionali che mentre prima esercitavano il loro legittimo diritto di critica ora però hanno la responsabilità delle scelte e non possono sempre ripararsi, quando fa comodo, dietro “le scelte dei tecnici”, perché sappiamo tutti che così non è.

 

Il Comitato Civico “Ascolto & Partecipazione”

 

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