Anche oggi si registra nella nostra regione e a livello nazionale un trend in discesa di nuovi malati o infetti da Covid19 (0,6%), a questo corrisponde un aumento rassicurante di guariti e di dimessi, sia dalle degenze ordinarie che dai reparti di intensiva e semi-intensiva.

È comunque necessario mantenere ancora alta la guardia, le modalità di trasmissione dell’infezione da Coronavirus e la sua virulenza non ci possono lasciare tranquilli.

L’impossibilità di disporre di un vaccino e di cure specifiche e testate attive sul virus o sulla patogenesi della malattia, non ancora del tutto ben conosciuta, riafferma come la prevenzione della malattia con il distanziamento sociale e una pronta azione sul territorio siano ancora le principali armi di cui disponiamo.

“Ogni ricovero in rianimazione è un fallimento della strategia di contrasto al Coronavirus” Cit. Crisanti.

La nostra Provincia diciamo che è stata fortunata: siamo stati appena sfiorati da una pandemia che ha portato lutti, soprattutto al nord del nostro paese, e rischia di farci precipitare in una crisi economica e sociale senza precedenti.

Le ragioni di questo coinvolgimento marginale sono probabilmente molteplici e non sta a noi sviscerarle.

L’epidemia è scoppiata dapprima al nord ed è scesa verso sud, colpendo in maniera grave il nord e il centro delle Marche.

Nella nostra Provincia abbiamo avuto modo di provvedere tempestivamente al “distanziamento” e forse ha giocato a nostro favore anche una certa marginalità territoriale rispetto alle grandi vie di comunicazione.

Un aspetto che secondo noi ha fatto la differenza può essere stato quello di poter disporre nel nostro territorio di due ospedali, uno è stato dedicato ai pazienti Covid19 (San Benedetto del Tr.) e l’altro (Ascoli Piceno) alle mansioni ordinarie.

Va dato atto all’azione della Direzione ASUR, che ha stabilito due percorsi differenziati, se non c’è stato quello che è successo con i primi casi di infezione al nord, dove ospedali e RSA sono diventati centri di propagazione del contagio.

Basti vedere ad esempio, per quel che ci riguarda, l’esperienza dell’ospedale di Fermo (sia Covid sia no Covid), dove con difficoltà si sono separati i percorsi e una quota importante del personale si è infettata, diventando esso stesso fonte di infezione.

Tutto questo da noi non è successo perché nel nostro territorio avevamo due presidi ospedalieri. Che cosa sarebbe accaduto se, al contrario, avessimo dovuto affrontare l’emergenza Covid19 esclusivamente con un unico ospedale e magari con la metà dei posti di rianimazione attualmente disponibili?

 

Il Capogruppo di “A & P” Emidio Nardini       –     Ascoli Piceno 07/05/2020